Pubblicato da: troppitrippi | dicembre 6, 2008

Fiumicino ’09: 3a regata

Domenica 23 novembre

l'infreddolito pozzetto

l'infreddolito pozzetto

Freddooooo! arriviamo in banchina con un gelo polare venuto giù  direttamente dall’Artico durante la notte.  Per fortuna le arie da NNE, che pure ci raggelano il sangue e ci assiderano le estremità, hanno steso le onde montate da libeccio e maestrale fino a ieri.

Le condizioni meteo (a parte il freddo) sono perfette! A dispetto delle previsioni che davano 5/6 nodi di vento, i nostri strumenti (redivivi!!!) rilevano una bella brezza tesa, di quelle che ti fanno divertire. Usciamo puntuali, ma questa volta non ci facciamo fregare dalla fretta: abbiamo fatto scorta di pizzette !

Eccoci sul campo. A prua si comincia subito a lavorare. Dopo un rapido consulto meteo decidiamo che s’ha da issare il genoa “buono”. E allora giù il genoa in dacron – pesantissimo – : ammaina, piega e porta giù (ricordo che il simpatico e gratificante ruolo di prodiere tocca alla sottoscritta!). E porta su il genoa buono: stendi, metti in chiaro l’inferitura e issa. Tutto ok! Bene, appena il tempo di ritemprarci (un paio di secondi) che dal pozzetto chiamano l’ammainata. E vai! tira giù, piega, assicura alle draglie. Che a dirlo così è un attimo… e anche a farlo è un attimo. Per giunta senza respirare, che noi a prua mica possiamo distrarci in altre attività!

Insomma, cominciamo a scaldarci senza ricorrere a una trinchetta di whisky (a proposito, scozzese, single malt, di Islay invecchiato 16 anni… 😀 ).  L’equipaggio è concentrato (secondo me in pozzetto sono soltanto congelati come il baccalà norvegese… però a vederli, con lo sguardo fisso in avanti, immoti e silenziosi, diresti che sono concentrati come un equipaggio di Coppa America). Siamo pronti alla partenza. NNE è il responso della prua al vento. 20 gradi è l’indicazione in barca comitato. Corrisponde. Questa volta hanno azzeccato l’allineamento.

Siamo sulla linea, su e giù tanto per tenerci in esercizio, con le orecchie tese a cogliere il segnale di tromba che annuncia l’issata del preparatorio. E già, dimenticavo di dire che i simpaticoni del Comitato non danno più gli annunci per radio ma solo i segnali sonori. Tutti pronti quindi. Una bella issata di genoa (la terza. E dobbiamo ancora partire…). Siamo ufficialmente  in regata. La partenza è concitata come sempre. Ci facciamo spazio e andiamo a cercare un tunnel dove infilarci per partire liberi e in tutta potenza.

Ci riusciamo quasi e il primo bordo di bolina ce lo giochiamo nella parte centrale del campo. Siamo posizionati discretamente. Teniamo sotto controllo uno dei nostri competitor diretti Monnalisa, con cui ci incrociamo, spesso noi davanti in questo bordo. In quelli successivi non sarà sempre così.

Arriviamo in lay. La barca viaggia sbandata al massimo e armare lo spi in queste condizioni non è la cosa più divertente che si possa fare in una domenica di novembre! Sono praticamente faccia all’acqua. Ma, anche se con qualche cautela in più e con il supporto morale e materiale di Zipper( thanks Zipper), va tutto ok. Le bugne sono incocciate e in chiaro, la drizza è incocciata, io simulo un amplesso con lo spi, nel senso che mi tocca abbracciarlo con grande trasporto per non farlo aprire sotto la sferza del vento!

Issaaaa! Lo spi sale. Scende il genoa. Pronti ad affrontare il bordo di poppa. Il solito daffare di cime da mettere in chiaro, genoa da passare sulle altre mura, scotte da sciogliere e riarmare. Arriviamo alla boa. Oh caz** il tangone sta tre metri sopra il cielo. Io mi elevo al metro e sessanta (centrimetro più, centrimetro meno)… come colmare la distanza siderale che mi separa dal moschettone per sparare lo spi??? Salgo sul pulpito, una mano allo strallo e l’altra al moschettone pronta a sparare al comando… sperando che arrivi subitooooooooo! Operazione riuscita prima di finire in acqua per qualche beccheggio di troppo. Fiiiuuui… è andata bene!

Giriamo sulla boa, il genoa è appena andato su ma – acc porc dannaz al cubo – la scotta è fuori dal passa cotte. Santa polenta, tocca prendere la scotta che non lavora, passarla e incocciarla mentre contestualmente sciogliamo quella incriminata per pssarla sull’altro bordo. Pericolo scampato. Ma non è finita qui. Per una serie di sfortunati eventi, quasi quasi ci perdiamo il Mrco in mare, fermato oltre che dall’istinto di sopravvivenza, anche dal candeliere (sostiene che questo non abbia inciso minimamente sulla sua virilità…). Se la cava cambiandosi d’abito. meglio così!

Noi di prua completiamo il bordo sotto coperta a ripassare lo spi. Io mi sono incautamente messa sul lato di sottovento, in pratica mezzo metro sotto il livello del mare! ripassare lo spi in queste condizioni mi sembra una impresa degna di una ascesa himalayana… Alla prima virata Odino mi da la spallata finale: scivolo sul mucchio di drizze che ho sotto i piedi, ma nonostante la posizione orizzontale mantengo saldamente le bugne dello spi in alto e in chiaro. Lo spi prima di ogni cosa.

Altro giro altra corsa siori… rieccoci in lay. Anche questa volta la manovra scorre senza intoppi. Il resto è ordinaria amministrazione. Ormai non ve lo ripeto neanche. Avete capito come sia la triste vita del prodiere: una frenetica routine e mille imprevisti possibili!

Siamo in boa, prossimi all’arrivo … a un pelo dalla lay. Ce la facciamo o non ce la facciamo? Noi di prua intanto abbiamo preparato tutto: passato il genoa sulle altre mura (per ora lo facciamo passare davanti al caricabasso senza smurarlo, ma così tocca sciogliere le scotte e incocciarle di nuovo dopo che è passato), messe in chiaro e preparate le scotte.

Siamo pronti all’ammainata tradizionale con il genoa che sale mure a sinistra. Insomma, ci siamo già fatti il solito mazzo che l’augusto ci chiama la “strana”, ovvero una sorta di mezza africana. Ripassiamo velocemente il genoa sulle altre mura (un altro mazzo al cubo) pronto a salire mure a dritta, issiamo, spariamo spi. A questo punto occorre far scendere immediatamente il tangone e portare il caricalto all’albero. In pratica andiamo a virare sulla boa.

E’ un secondo: mentre Zipper (il due) sta recuperando lo spi, lo scottista ora libero mi aiuta a tirare giù il tangone. Solo che nella fretta lo sgancia dalla trozza. Fantastico! mi ritrovo con il tangone libero in coperta (non c’è né il tempo né il modo di agganciarlo nel suo alloggiamento). Lo placco con un ginocchio mentre mi fiondo all’albero con il caricalto in mano. I successivi minuti (uno, due, un’eternità) li passerò spalmata in questo modo…!

Beh, insomma. Regata niente male. Divertente. Movimentata quel tanto che basta per non morire assiderati. Ma (accidenti accidentaccio) non riusciamo a schiodarci dal quarto posto in classifica. Davanti a noi l’imprendibile Malù che continua a darci dieci minuti in reale e Monnalisa che abbiamo incrociato su e giù per il campo di regata ma che alla fine ci distacca di tre minuti.

In ogni caso siamo possiamo ritenerci soddisfatti. Comunque sia andata, abbiamo tagliato davanti a IsolaGrande. E, soprattutto, questa volta abbiamo avuto l’onore dei fornelli, andando a tagliare per primi l’arrivo al Circolo! Incredibile ma vero, abbiamo preso i primissimi piatti di pastasciutta scodellati dalle benemerite del Circolo. Hip hip hurrà per le signore in cucina!


Risposte

  1. pagherei e bene per un prodiere così ……
    😉

    peccato che mi manchi anche il timoniere , il randista, il tailer del genova , il tattico,…….

    IN COMPENSO SONO SEMPRE FORNITISSIMO DI PIZZETTE !!

  2. ahiahai Skipper… ma come, ancora un altro inverno senza equipaggio???? e tutti i simpatici velisti di cui racconti le gesta da quel di Senigallia?

    Dai, molla gli ormeggi e vieni a fare il velista qui nella capitale! E mi raccomando… CON TUTTA LA SCORTA DI PIZZETTE!!!!

    un marinaresco abbraccio 😉

  3. in inverno navigo sul web …….. complce le basse maree e l’insabbiamento …….
    MI CONSOLO CON LE PIZZETTE !! 😉

    AUGURI A TE !!

  4. Devo ricominciare ad uscire, mi sono imigrito in attesa di ritornare da Alisea a Hurgada, leggendo questi post però mi viene voglia per cui penso che mi farò rivedere presto dalle parti di Fiumicino

  5. Brava, che bel racconto!
    Per il whisky… se non è scozzese e single malt non è whisky!!! Eheheh
    Ciao


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